sabato 26 aprile 2014

Mondo cinema: Moolaadé

Nazionalità: Senegal
Anno 2004
Lingua originale bambara, francese
Regia: Ousmane Sembène
Sceneggiatura: Ousmane Sembène
Fotografia: Dominique Gentil
Musiche: Boncana Naiga
Cast: Fatoumata Coulibaly, Maimouna Hélène Diarra, Salimata Traoré, Dominique Zeïda, Mah Compaoré, Aminata Dao, Stéphanie Nikiema, Mamissa Sanogo



Moolaadé è un film scritto e diretto dal regista senegalese Ousmane Sembène.  
Nel film si affronta, denunciandolo, il tema dell’escissione (salindé), una particolare forma di infibulazione o mutilazione degli organi genitali femminili, pratica ancora comune in molti paesi africani, soprattutto dell'area sub-sahariana.
Moolaadé" è un’antica parola che indica la protezione accordata a qualcuno in fuga, una convenzione non scritta ma con regole ben precise, riconosciuta da tutti gli indigeni e chi la trasgredisce è portatore di funesti presagi. 
A Djerisso, villaggio del Burkina Faso, sono i giorni del Salindé. Spaventate, quattro ragazzine fuggono, cercando rifugio da Collé Ardo, poiché gira voce che la donna si sia rifiutata di sottoporre la figlia al “rituale di purificazione” salvandole prima di tutto la dignità e forse anche la vita dato che, per ovvi motivi anche igienici, molte bambine muoiono dopo questa pratica, ma rendendola bilakoro, cioè una ragazza che non essendo stata sottoposta al rito del salindè non può essere sposata. Collè Ardo accetta la richiesta delle quattro bimbe e da inizio al moolaadè: pone dei nastri colorati all’ingresso del cortile di casa, limite invalicabile dall’interno per le quattro protette e, ovviamente dall’esterno, per le sacerdotesse munite di coltellino sporco che vogliono continuare la millenaria tradizione del salindè. Il moolaadè è un diritto sacro che nessuno può infrangere, pena l’ira del kalifa, lo spirito protettore del moolaadè. Gli uomini del villaggio sono indignati dall’intraprendenza di Collè Ardo, e dall’influenza che suscita sulle altre donne, da sempre combattute tra la tradizione da una parte e l’obiettività della situazione dall’altra. Tra le prime cause che gli uomini attribuiscono a questa “rivoluzione” vi sono le radioline a batterie che rappresentano un po’ quella millenaria convinzione che chi è istruito (in questo caso informato) è difficile da tenere a bada. Soluzione: radioline al bando. 
Tutto il lavoro si impernia sullo scontro tra i due valori, il rispetto del diritto d’asilo e l’antica tradizione del salindé. Quest’ultimo accettato perché ritenuto l’unico in grado di elevare la giovane ragazza al rango di sposa, porla all’apice dell’onorabilità. Ma è una pratica il cui risultato è un calvario senza fine, una pratica erroneamente ritenuta una regola dell’Islam, anche se nel Corano è vietata. Moolaadé è un interessante e ordinata raccolta di tutti quei valori profondamente radicati nel mondo Africano, destinati ogni giorno con maggior forza ad un confronto - e ad un contrasto - con il mondo che ha ormai preso un'altra direzione. Le donne protagoniste di questa pellicole sono combattenti, guerriere coraggiose che dopo migliaia di anni e tradizioni si risvegliano, come intorpidite, e aprono gli occhi verso un mondo di diritti e opportunità, affrontando non solo il ripudio del salindé, ma anche il complesso rapporto che da sempre pone l'uomo al di sopra della donna.
Ousmane Sembene, regista senegalese, infaticabile nonostante i suoi 82 anni, affida a tre personaggi la rappresentazione del nuovo che incombe: l’emigrante, portatore di ricchezza; la madre, che attraverso la radio scopre un diverso modo di vivere e interpretare la tradizione; il mercenario, un ambulante fuggito dall’assurdità delle missioni di pace, simbolo di quella modernità ambita e temuta. Un film da vedere e da diffondere in questa nostra epoca sempre più globalizzata e interculturale. 
Il film ha vinto la sezione "Un Certain Regard" al festival di Cannes 2005.



martedì 8 aprile 2014

Marocco: la valle del Draa

draa-valley-ait-hamou-ou-said-kasbah

Situata nel profondo sud del Marocco, la valle del Draa si estende dalla città di Ouarzazate al deserto del Sahara. Qui vi abbondano oleandri, acacie, palme da dattero e grazie a un ottimo sistema di canalizzazione dell’acqua, gli abitanti della zona sono riusciti a coltivare anche ortaggi, cereali, erba medica ed henné. 
Numerosi sono i centri fortificati, eretti dalle popolazioni locali contro le incursioni dei nomadi del deserto. Queste costruzioni, chiamate kasbah o ksour, sono circa una cinquantina e si trovano specialmente nel tratto tra Ouarzazate e Zagora.
Lo uadi Draa è il fiume più lungo del Marocco. Nasce dall'Alto  Atlante ed è formato dalla confluenza dei fiumi Dadès e Imini. Viaggiando per centinaia di chilometri raggiunge l’Atlantico, ma in gran parte dell'anno rimane completamente secco, tuttavia, in caso di precipitazioni abbondanti, può esondare facilmente.
La bellezza della valle del Draa, non è la sua unica ricchezza geografica; la valle ha migliaia di anni di storia, testimoniate dalle antiche pitture rupestri e incisioni rinvenuti nella zona. E’ qui, che gli archeologi hanno ritrovato la statuetta della Venere di Tan-Tan, una delle più antiche sculture preistoriche mai scoperte. Inoltre, la valle era una volta, un importante punto di transito delle trans-sahariane nonché un importante centro commerciale per le civiltà ebraiche, arabe, berbere e cristiane.
Nei secoli 17esimo e 18esimo, la valle del Draa fu oggetto di numerose battaglie tra le diverse tribù nomadi che l’abitavano. Le kasbah con le loro alte mura servivano come rifugio dal nemico quando una città era sotto assedio ed erano anche la residenza del leader della tribù e della sua famiglia. Queste fortezze-città comprendevano moschee, bagni pubblici, negozi e giardini. Erano costruite con fango e paglia raccolti dalle rive del fiume ed erano progettate per resistere sia al forte calore che al freddo. Molte kasbah sono abitate ancora oggi. Nonostante la sua ricca storia, la cultura e la fama, i berberi della valle del Draa vivono ancora in modi molto simili a quelli dei loro antenati. Essi cavalcano asini, lavano i panni nel fiume ed usano argilla per costruire le loro case. Lì ci si sente  trasportati in un tempo antico e sicuramente risulta difficile credere che la città cosmopolita di Marrakech sia solo poche ore di distanza.
A causa della sua posizione, la bellezza e la storia, la Valle del Draa sta diventando una delle principali attrazioni turistiche in Marocco.