martedì 25 giugno 2013

il suq marocchino

il suq di Fes

Il suq è il cuore commerciale della medina e si sviluppa attorno alla Grande Moschea secondo una precisa gerarchia. Nelle immediate vicinanze del luogo di culto hanno sede le corporazioni delle attività di maggior “lusso”: orefici, rilegatori, librai, cambiavalute; man mano che ci si allontana i prodotti esposti diventano di uso più corrente. A ridosso delle mura di cinta hanno sede le concerie e le fucine dei maniscalchi, le attività più invadenti anche quanto a inquinamento sonoro! Ogni singola categoria artigiana, dagli ottonai ai tessitori, dagli ebanisti ai calzolai, ha una sua propria strada bordata di minuscoli negozi ognuno dei quali, giunta la sera, chiude i battenti ( nel senso proprio del termine in quanto sono battenti di legno) per riaprirli il giorno seguente. Gli artigiani preservano con dedizione il proprio mestiere, ripetendo instancabilmente i gesti tramandati di padre in figlio o appresi sotto l’ala protettrice del maalem. Nei laboratori del suq dei tintori, i lavoranti rimestano la lana, il cotone e la seta nelle vasche variopinte; fuori, il cielo si intravede appena tra le matasse di lana e i tessuti già tinti messi ad asciugare su canne tese sulla strada. Il suq dei tappeti si anima tutti i giorni al momento dell’asta pomeridiana, allorché i venditori smerciano i tessuti prodotti dalle tribù berbere. Il rame, il bronzo e l’ottone vengono lavorati al suono incessante delle mazze nel quartiere degli ottonai; sotto i colpi ritmati degli artigiani nascono lanterne, vassoi, piatti e bollitori per il tè. Nel suq dei cestai gli uomini intrecciano con destrezza panieri e canestri di dum (foglie di palma nana) o di listelli di canna. I fabbricanti di babbucce non si limitano più ad offrire i tradizionali modelli in giallo o in bianco, come una volta: le versioni odierne sono vere e proprie opere d’arte, ricamate con fili d’oro,d’argento o di seta. Nel suq delle spezie ci si inebria degli aromi di cumino, zafferano, cannella, curcuma  e molti altri, venduti sfusi sui banchi, mentre in quello dell’ henné le erbe curative tradizionali sono esposte accanto ai prodotti di bellezza, al kohol e al ghassoul. Altro spazio odoroso è quello occupato dal suq degli ebanisti, pervaso dall’ essenza di cedro. Il legno viene trasformato in tavolini, bauli, scacchiere e suppellettili vari. Poco più il là altri artigiani squadrano con speciali scalpelli, i tasselli di terracotta smaltata che combinati tra loro formeranno mosaici multicolori, gli zellij. Nel suq dei conciatori gli uomini stanno immersi fino alla vita nelle fosse rotonde riempite di tannanti, a pestare instancabilmente pelli di pecora, montone o di vacca.
Nelle minuscole botteghe, poste una di fronte all’altra, l’affastellamento di mercanzie ha del vertiginoso: nel suq ogni minimo spazio è dedicato al commercio e i prodotti debordano ovunque dai baracchini.
Il mercato costituisce un polo d’attrazione sociale, un luogo oltre che di approvvigionamento, d’incontro e di scambio. È al suq che si saldano i debiti e si  contrattano i matrimoni. I commercianti sono riuniti per specialità e i contadini, raggruppati tra loro, espongono al suolo i prodotti del loro piccolo campo, pesando frutta e verdura su bilancine d’altri tempi.
Al calar del sole, pesanti portoni di legno si chiudono isolando il suq dal resto della città.

tratto da : "Marocco" di Marie - Pascal Rauzier  

https://www.youtube.com/watch?v=mxLYD7CLj3w


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